ALIGHIERO BOETTI

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BIOGRAFIA


L'artista piemontese Alighiero Boetti o Alighiero e Boetti, nasce a Torino nel 1940.
Figlio di un avvocato e di una violinista, Boetti è un autodidatta. Arriva all'arte dopo aver interrotti gli studi di Economia e Commercio dell'Università di Torino. Fin da giovane si appassiona alle letture filosofiche, alla matematica e alla musica.
A diciassette anni scopre l'arte tantrica, gli acquarelli di Wols e poi i tagli di Fontana visti alla galleria Galatea di Torino.
Affascinato dalle arti orientali, l'artista subisce anche il fascino della figura del monaco domenicano Giovanni Battista Boetti, missionario in terre caucasiche sotto il nome di 'Profeta Mansur'.
A vent'anni dipinge paesaggi ad olio influenzato dal pittore russo Nicholas De Staël.
Studia e pratica incisione a Parigi. Nel 1962 va in Francia a Vallauris, per comprare delle ceramiche da rivendere in Italia e conosce Annemarie Sauzeau che sposerà nel 1964.
Il suo esordio avviene nel 1967 nell'ambito del gruppo Arte Povera.
Nel 1971 scopre l’Afghanistan e inizia un lavoro artistico insieme alle ricamatrici afghane, come le Mappe.
Nel 1972 si trasferisce a Roma, dove trova un ambiente diverso dall'austera Torino.
Le sue opere sono di diverse tipologie. In alcuni casi l'artista delega l’esecuzione manuale ad altri, ma sempre secondo regole ben precise.
Nascono così i monocromi a biro (blu, neri, rossi, verdi) in cui la campitura tratteggiata su carta mette in scena il linguaggio; ugualmente tutte le opere ricamate su stoffa, non solo le Mappe del mondo ma anche certe composizioni di lettere, sempre quadrate e multicolore (sul modello Ordine e disordine); infine i Tutto, fitti puzzle in cui si ritrova davvero tutto: figure da rotocalchi, oggetti da scrivania, sagome di animali.
Boetti realizza anche opere di mano sua come i Lavori postali o nei primi anni 70, gli ‘esercizi’ a matita su carta quadrettata, basati su ritmi musicali o matematici.
Nel 1975 soggiorna a New York per un lungo periodo ed espone per la seconda volta da Weber. Gli viene commissionata una decorazione parietale sul portico del centro scolastico della Dar Al Hanan Istitution a Gedda, ampiamente documentata sul numero di giugno di "Domus".
Tornato in Italia sviluppa lavori a matita con nuove forme: Giogo, Saint Patrick, e in estate riparte solo verso il Sudan e l'Etiopia. Partecipa alla XII Biennale di San Paolo del Brasile.
Infine agli anni 80 e 90 risalgono le composizioni colorate e di tecnica mista su carta in cui scorrono schiere di animali.
Il tema ricorrente ed unificante della sua arte è rappresentato dal tempo e dal suo scorrere con il suo fascino.
Alcune delle opere dell'artista sono di grandi dimensioni, come i 50 arazzi con testi in italiano e persiano oppure i 50 khilim esposti al Magasin di Grenoble a dicembre 1993 nell’ultima mostra inaugurata alla presenza dell’artista allora già molto malato.
Alighiero Boetti ha esposto nelle mostre più prestigiose e emblematiche della sua generazione, da ‘When attitudes become form’ (1969 ) a ‘Contemporanea’ (Roma, 1973), da ‘Identité italienne’ (Parigi, 1981) a ‘The italian metamorphosis 1943-1968’ (Guggenheim Museum New York, 1994).
E’ stato sei volte presente alla Biennale di Venezia, con sala personale premiata nell’edizione del 1990 e un omaggio postumo nel 2001.
Nel 1993 gli viene diagnosticato un tumore. Si dedica incessantemente alla mostra del Magasin che inaugura con successo il 27 novembre. Nel febbraio 1994 c'è ancora tempo per la mostra "Alighiero Boetti, origine et destination" al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles.Curata da Marieanne Van Leou coordinata da Caterina Boetti, dove oltre all'edizione degli undici libri di Boetti i "111", verrà esposto per la prima volta il suo L'anello EUCALYPTUS.
Il 24 aprile 1994, Alighiero Boetti muore nella sua abitazione in via del Teatro Pace a Roma.