GIORGIO DE CHIRICO

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BIOGRAFIA



Giuseppe Maria Alberto Giorgio de Chirico nasce a Volo, Grecia, il 10 luglio 1888, da genitori italiani. Il padre, Evaristo, di nobile famiglia d’origini siciliane, è un ingegnere impegnato nella costruzione della ferrovia della Tessaglia. La madre, Gemma Cervetto, è di famiglia di origini genovesi. Nel 1891 muore Adelaide, la sorella maggiore. Ad agosto nasce, ad Atene, il fratello Andrea (che prenderà il nome di Alberto Savinio dal 1914). Nel 1896 i de Chirico rientrano a Volo dove risiederanno fino al 1899 e dove Giorgio prende le prime lezioni di disegno. La famiglia si ristabilisce ad Atene dove Giorgio frequenta il Politecnico dal 1903 al 1906. Nel maggio del 1905, all’età di 62 anni, muore il padre, malato già da alcuni anni.
Nel settembre del 1906 la madre decide di lasciare la Grecia con i due figli. Dopo brevi soste a Venezia e a Milano la famiglia si trasferisce a Monaco di Baviera dove Giorgio frequenta l’Accademia di Belle Arti mentre Andrea studia musica. De Chirico si dedica allo studio di Arnold Böcklin e Max Klinger, legge con grande interesse Nietzsche, Schopenhauer e Weininger. Ritorna a Milano, raggiungendo la madre e il fratello nel giugno del 1909. In questo periodo dipinge quadri di influenza böckliniana. Soffre di forti disturbi intestinali come conseguenza della morte del padre.
Nel marzo del 1910 la famiglia si trasferisce a Firenze dove vivono una zia e uno zio (sorella e fratello del padre). De Chirico scriverà più tardi nelle sue Memorie: “A Firenze la mia salute peggiorò; dipingevo qualche volta quadri di piccole dimensioni; il periodo böckliniano era passato ed avevo cominciato a dipingere soggetti ove cercavo di esprimere quel forte e misterioso sentimento che avevo scoperto nei libri di Nietzsche: la malinconia delle belle giornate d’autunno, di pomeriggio, nelle città italiane”. Nasce così il suo primo quadro metafisico: L’énigme d‘un après-midi d’automne ispirato da una visione avuta in Piazza Santa Croce. L’opera è preceduta da L’énigme de l’oracle e seguita, sempre nel 1910 a Firenze, da L’énigme de l’heure e dal famoso autoritratto Portrait de l’artiste par lui-même con la lapidaria epigrafe nietzschiana “Et quid amabo nisi quod aenigma est?” (“E cosa amerò se non ciò che è enigma?”). Il 14 luglio 1911 arriva a Parigi dove svilupperà il tema della Piazza d’Italia. Partecipa per la prima volta a una mostra, al Salon d’Automne del 1912. Nel marzo 1913 espone al Salon des Indépendants. È notato da Picasso e da Apollinaire che, entusiasta delle sue opere recensisce la mostra che l’artista realizza nel suo studio ad ottobre nel «L’Intransigeant». Il poeta lo definisce: “il pittore più sorprendente della giovane generazione” e, a gennaio del 1914, iniziano a collaborare insieme come si evince dalle lettere scritte dall’artista all’epoca. De Chirico presenta Savinio ad Apollinaire a fine gennaio e, insieme, frequentano gli incontri delle «Les Soirées de Paris». Conosce Paul Guillaume, suo primo mercante. In quell’ambito, incontra Ardengo Soffici, Constantin Brancusi, Max Jacob e André Derain. Dipinge il famoso Portrait de Guillaume Apollinaire; il poeta gli dedicherà l’anno successivo il poema Océan de Terre. Inizia il ciclo iconografico dei Manichini.
Nel maggio del 1915 de Chirico e Savinio rientrano in Italia per presentarsi alle autorità militari di Firenze e, in seguito, sono trasferiti a Ferrara, dove Giorgio viene assunto come scritturale. Comincia a dipingere i primi Interni metafisici. Nello stesso periodo realizza anche Il grande metafisico, Ettore e Andromaca, Il trovatore e Le muse inquietanti. Nel 1916 conosce Filippo de Pisis, appena ventenne. Nel 1917 trascorre qualche mese presso l’ospedale militare Villa del Seminario per malattie nervose, dove si trova anche Carlo Carrà. Entra in contatto con l’ambiente Dada di Tristan Tzara e della rivista «Dada 2». Continua a tenersi in contatto con l’ambiente parigino e a inviare le sue opere a Paul Guillaume che il 3 novembre 1918 tiene una mostra insolita presentando i quadri dell’artista, con un testo introduttivo di Savinio, sulla scena del Théâtre du Vieux-Colombier. Apollinaire muore il 9 novembre 1918. Nel primo numero di «Valori Plastici» pubblica il testo Zeusi l’esploratore in cui proclama: “Bisogna scoprire il demone in ogni cosa. […] Bisogna scoprire l’occhio in ogni cosa. […] Siamo esploratori pronti per altre partenze”, dedicando il saggio a Mario Broglio, il fondatore della rivista.
Si trasferisce a Roma il 1 gennaio 1919. Un fitto carteggio riporta il progetto di matrimonio con la fidanzata Antonia Bolognesi, conosciuta a Ferrara nell’autunno del 1917. La loro relazione finisce nel dicembre 1919.
A febbraio, ha luogo a Roma la sua prima mostra personale alla Casa d’Arte Bragaglia. In quell’occasione pubblica lo scritto Noi metafisici su «Cronache d’attualità», nel quale scrive: “Schopenhauer e Nietzsche per primi insegnarono il profondo significato del non-senso della vita e come tale non-senso potesse venir tramutato in arte […]. I buoni artefici nuovi sono dei filosofi che hanno superato la filosofia”. In quel periodo de Chirico riscopre l’arte dei grandi artisti nei musei e inizia a fare copie dai maestri italiani del Rinascimento. A Firenze studia la tecnica della tempera e della pittura su tavola. Nel 1921 si tiene una mostra personale alla Galleria Arte di Milano. Lo stesso anno entra in rapporto epistolare con André Breton. Scrive su varie riviste ove pubblica saggi su Raffaello, Böcklin, Klinger, Previati, Renoir, Gauguin e Morandi. Nel 1922 viene inaugurata un’importante personale alla Galerie Paul Guillaume di Parigi in cui sono esposte cinquantacinque opere. André Breton ne firma la presentazione. Nel 1923, in occasione della II Biennale romana, Paul e Gala Éluard si recano a Roma e acquistano diverse sue opere. Partecipa alla XIV Biennale di Venezia. Nel 1924, a Roma, conosce la ballerina russa e futura archeologa Raissa Gourevitch Krol che diventerà sua moglie. Verso la fine dell’anno è a Parigi dove, al Théâtre des Champs Elysées, realizza scene e costumi per La Giara di Pirandello messa in scena dai Balletti Svedesi con musiche di Alfredo Casella. Collabora al primo numero de «La Révolution Surréaliste» pubblicando il suo scritto Rêve ed è immortalato da Man Ray nella celebre foto di gruppo. Si stabilisce nella capitale francese nel 1925.
Inizia in questi anni la ricerca sulla Metafisica della luce e del mito mediterraneo, dando origine a temi come gli Archeologi, i Cavalli in riva al mare, i Trofei, i Paesaggi nella stanza, i Mobili nella valle e i Gladiatori. In occasione di una sua personale alla Galerie Léonce Rosenberg i surrealisti criticano duramente le più recenti opere dell’artista. La frattura con i surrealisti è ormai totale e destinata ad aggravarsi negli anni successivi. Fa la conoscenza del mecenate Albert C. Barnes che diventa un suo grande collezionista e sostenitore. Nel 1928 escono, a Parigi, la monografia di Jean Cocteau: Le Mystère Laïc – Essai d’étude indirecte, con litografie dell’artista e, a Milano, il Piccolo Trattato di Tecnica Pittorica da Libri Scheiwiller. Nel 1929 l’Éditions du Carrefour di Pierre Lévy pubblica Hebdomeros, le peintre et son génie chez l’écrivain. Prepara le scene e i costumi per il balletto Le Bal, prodotto dai Balletti Russi di Serge Diaghilev (Montecarlo, Parigi e Londra). Espone in Italia e all’estero a Parigi, Berlino, Amburgo, Amsterdam, Bruxelles, Londra e New York.
In questi anni dipinge vite silenti, ritratti e nudi femminili di un naturalismo luminoso. Gallimard pubblica Calligrammes di Apollinaire, illustrato da sessantasei litografie dell’artista in cui compare per la prima volta il tema del Sole sul cavalletto. Il 3 febbraio 1930 sposa Raissa, quando la relazione è già compromessa. Nell’autunno conosce Isabella Pakszwer (poi Isabella Far) che diventerà la sua seconda moglie e gli resterà vicina fino alla morte. Alla fine del 1931 la rottura con Raissa è definitiva. Espone alla XVIII Biennale di Venezia nella sala dedicata agli artisti italiani di Parigi. De Chirico e Isabella si trasferiscono per un anno a Firenze. Nel 1933 partecipa alla V Triennale di Milano per la quale esegue il monumentale affresco La cultura italiana. Continua l’attività per il teatro: esegue scene e costumi per I Puritani di Bellini, per il Maggio Musicale Fiorentino (1933), le scenografie per La figlia di Jorio di D’Annunzio, con regia di Pirandello al Teatro Argentina di Roma. Nel 1934 esegue dieci litografie sul tema dei Bagni misteriosi per Mythologie di Jean Cocteau. Partecipa alla II Quadriennale di Roma nel febbraio del 1935 con quarantacinque opere, tra cui sette dipinti sul nuovo tema dei Bagni misteriosi.
Nell’agosto del 1936 parte per New York. Espone alla Julien Levy Gallery le sue opere recenti, molte delle quali acquistate dal collezionista Albert C. Barnes per il suo museo e da vari collezionisti. De Chirico collabora alle riviste «Vogue» e «Harper’s Bazaar» ed esegue per la sartoria Scheiner di New York un pannello murale intitolato Petronio e l’Adone moderno in frack. Decora una parete dell’istituto di bellezza Helena Rubinstein; realizza, in un’iniziativa che coinvolge anche Picasso e Matisse, una sala da pranzo alla Decorators Picture Gallery. Nel giugno 1937 riceve dal fratello la notizia della morte della madre.
Nel gennaio del 1938 rientra in Italia e si stabilisce a Milano, per poi trasferirsi a Parigi, disgustato dai decreti per “la difesa della razza”. Espone alla III Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma. A Firenze, durante gli anni della guerra, è ospitato dall’amico antiquario Luigi Bellini, insieme a Isabella, ebrea russa nata a Varsavia. Inizia la creazione di alcune sculture in terracotta: Gli Archeologi, Ettore e Andromaca, Ippolito e il suo cavallo e Pietà. Pubblica Il Signor Dudron in «Prospettive» e il testo sulla scultura Brevis Pro Plastica Oratio su «Aria d’Italia». Nel 1941 esce The Early Chirico di James Thrall Soby. Ebdòmero é pubblicato in italiano nel 1942. Scrive numerosi articoli teorici su vari periodici poi riuniti in Commedia dell’arte moderna (Roma 1945), insieme a saggi del periodo di «Valori Plastici» dei primi anni Venti. Nel 1944 si stabilisce definitivamente a Roma. Il fotografo Irving Penn lo ritrae tra il celebrativo e l’ironico con la corona d’alloro. Nel 1945 pubblica i testi autobiografici: Memorie della mia vita e 1918-1925 – Ricordi di Roma. Intensifica la sua ricerca sui maestri antichi, eseguendo d’après da Tiziano, Rubens, Delacroix, Watteau, Fragonard e Courbet. Scatena una dura lotta contro le falsificazioni delle sue opere, fenomeno che data dalla metà degli anni Venti. Il 18 maggio 1946 sposa Isabella Pakszwer. Nel giugno del 1946 si tiene alla Galerie Allard di Parigi, con l’approvazione di Breton, una personale dell’artista nella quale vengono esposte venti opere metafisiche false eseguite dal pittore surrealista Oscar Dominguez. Nel corso del 1947 trasferisce lo studio e, l’anno successivo, anche l’abitazione, in Piazza di Spagna 31 dove risiederà per il resto della sua vita.
Alla fine del 1948 viene nominato membro della Royal Society of British Artists e nel 1949 allestisce una personale in questa prestigiosa sede. Nel 1950, in polemica con la Biennale – che due anni prima aveva esposto un “formidabile falso” e aveva assegnato il premio per la Metafisica a Giorgio Morandi – de Chirico organizza nella sede della Società Canottieri Bucintoro di Venezia una “Antibiennale” in cui espone con i pittori “antimoderni”; seguiranno simili personali, nella stessa sede, nel 1952 e nel 1954. Il 5 maggio 1952 muore Alberto Savinio a Roma. Illustra I Promessi Sposi nel 1965 e l’Iliade tradotta da Quasimodo nel 1968. Verso la fine degli anni Sessanta inizia la tiratura di alcune sculture in bronzo.
In seguito a un periodo che lo trova impegnato con alcuni contratti di committenza, l’ottantenne artista riacquista una tranquillità lavorativa e inizia un nuovo periodo di ricerca conosciuto come la Neometafisica, durante il quale dipinge opere sulla meditazione e la rielaborazione di soggetti della sua pittura e arte grafica degli anni Dieci, Venti e Trenta. Soggetti come il Manichino, il Trovatore, gli Archeologi, i Gladiatori, i Bagni misteriosi e il Sole sul cavalletto sono reinterpretati sotto una nuova luce, con colori accesi e atmosfere più serene rispetto a quelle severe e cupe della prima Metafisica, pervase da una strana sensazione d’inquietudine. È con grande poesia che imposta nuove combinazioni dei soggetti all’interno delle sue più famose innovazioni spaziali come la Piazza d’Italia e gli Interni Metafisici, abitate nuovamente dai personaggi mitologici come Minerva e Mercurio.
Nel 1970 a Palazzo Reale di Milano, si svolge un’importante antologica dell’artista. Nel 1971 Claudio Bruni Sakraischik inizia a pubblicare il Catalogo Generale di Giorgio de Chirico. L’anno successivo ha luogo la mostra De Chirico by de Chirico al New York Cultural Center con 182 opere della collezione del Maestro, tra dipinti, disegni, sculture e litografie. De Chirico si reca a New York per l’occasione. Nel 1973 realizza la Fontana dei Bagni misteriosi per la XV Triennale di Milano nel parco Sempione. Lo stesso anno fa un viaggio in Grecia durante il quale viene realizzato il documentario Il mistero dell’infinito per la RAI. Nel novembre del 1974, viene insignito del titolo di Accademico di Francia. Il 20 novembre 1978 Giorgio de Chirico si spegne a Roma all’età di 90 anni e dal 1992 le sue spoglie riposano presso la chiesa di San Francesco a Ripa in Trastevere.