LUCIO FONTANA

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BIOGRAFIA



Lucio Fontana nasce in Argentina, a Rosario di Santa Fé, il 19 febbraio 1899. Il padre Luigi, in Argentina da una decina d'anni, è scultore e la madre, Lucia è attrice di teatro.
A sei anni torna con la famiglia in Italia, a Milano, per frequentare la scuola.
Il suo apprendistato d'artista inizia nella bottega del padre, mentre ancora frequenta la Scuola per Maestri Edili.
A diciott'anni, nel 1917, interrompe gli studi e parte per il fronte come volontario, ma viene presto ferito e rimandato a casa con la medaglia al valor militare e continua gli studi fino al Diploma e comincia a frequentare
l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Anche se sinceramente interessato all'arte, lascia presto l'Accademia per tornare in Argentina dove all'inizio lavora con suo padre, in un primo tempo, per aprire poi un proprio studio di scultura.
Nel 1928 Lucio Fontana torna in Italia per riprendere gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove segue i corsi di Adolfo Wildt fino al diploma. Per guadagnarsi da vivere il giovane scultore realizza opere decisamente commerciali e partecipa a mostre collettive.
Negli anni '30 Lucio Fontana, segue la sua vena personale realizzando opere fra il figurativo e l'astratto, elabora il suo personale concetto spaziale considerando che fra l'uomo e l'arte corre una sinergia che va oltre la tela nello spazio ed è un fatto concettuale e gestuale. Sempre più apprezzata dai maggiori critici, partecipa alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma; espone più volte alla Galleria del Milione, presentando tele in cui la superficie è interrotta da rilievi e rientranze, che chiamano in gioco non solo le forme ed i colori, ma il mondo reale, lo spazio e la luce.
Ad Albissola, in Liguria, Lucio Fontana si dedica alla ceramica, proseguendo in Francia alla Manifattura di Sèvres nella creazione di piccole sculture, che espone e vende con successo a Parigi.
I primi anni '40 lo vedono ancora a Buenos Aires dove lavora indefessamente, partecipando e vincendo vari concorsi di scultura, insegnate di modellato alla Scuola d'Arte della città e creatore con altri di una scuola d'arte privata: l'Accademia di Altamira, sempre a Buenos Aires, che diventa un importante centro di promozione culturale.
Proprio qui che, in contatto con giovani artisti e intellettuali, elabora le teorie di ricerca artistica che portano alla pubblicazione del "Manifesto Blanco".
Rientrato a Milano nell'aprile del 1947, Fontana fonda il "Movimento spaziale" e, con altri artisti e intellettuali, pubblica il "Primo Manifesto dello Spazialismo". Riprende l'attività di ceramista ad Albisola, la collaborazione con gli architetti e la pubblicazione del "Secondo Manifesto dello Spazialismo".
Nel 1949 espone alla Galleria del Naviglio "L'ambiente spaziale a luce nera" suscitando al tempo stesso grande entusiasmo e scalpore, e non pago, da vita alla sua invenzione più originale quando, forse spinto dalla sua origine di scultore, alla ricerca di una terza dimensione, realizza i primi quadri forando le tele dando il via al ciclo dei "Buchi".
Durante i primi esperimenti di pittura tridimensionale, Lucio Fontana continua l'attività di ceramista ad Albissola ed inizia a collaborare con architetti d'avanguardia.
Negli anni '50 Lucio Fontana continua a lavorare intensamente al ciclo dei "Buchi", ma utilizza anche vetri, avviando il ciclo delle "Pietre". Spingendosi avanti nella sperimentazione, Fontana, oltre a forare, le tele vi applica colore, inchiostri, pastelli, collages, lustrini e frammenti di vetro.
Nel 1957, in una serie di opere in carta telata, oltre ai buchi ed ai graffiti, appaiono, appena accennati, i primi "Tagli".
A questo punto Lucio Fontana è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo: partecipa a manifestazioni internazionali a ritmo sempre più intenso; grandi musei e gallerie acquistano le sue opere.
Negli anni Sessanta Lucio Fontana dà il via al ciclo degli "Olii" realizzandone di grandi dimensioni ispirati a Venezia, che poi espone in una personale a New York. La sua creatività porta il pittore a realizzare le opere del ciclo "Metalli" ed a realizzare anche dei gioielli e disegna "Abiti Spaziali". Collabora con l'architetto Carlo Scarpa nella progettazione e realizzazione della propria Sala Bianca alla Biennale di Venezia del 1966, dove, con le sue tele bianche segnate da un solo taglio verticale, vince il primo premio per la pittura. Dimostrando di poter interpretare l'arte in ogni forma, Lucio Fontana disegna scene e costumi per il balletto "Ritratto di Don Chisciotte", in scena al Teatro la Scala, a Milano.
Dal 1967 inizia il nuovo ciclo delle "Ellissi", lavori monocromi in legno laccato con buchi ed alcune sculture, in metallo laccato, su gambi. All'inizio del 1968 Lucio Fontana, a causa delle cattive condizione di salute, restaura la vecchia casa di famiglia a Comabbio, Varese, dove si ritira, continuando a lavorare agli "Olii", ai "Buchi" e soprattutto ai "Tagli".
Lucio Fontana muore a Varese il 7 settembre 1968 lasciando le sue opere in collezioni permanenti di più di cento musei di tutto il mondo.
Le sue tele monocrome, spesso dipinte a spruzzo, portano impresso il segno dei gesti precisi, sicuri dell'artista che, lasciati i pennelli, maneggia lame di rasoio, coltelli e seghe. Tutto è giocato sulle ombre con cui, specie la luce radente, sottolinea le soluzioni di continuità.
Visse in Argentina fino a sei anni e vi tornò durante la prima guerra mondiale, Fontana giunse alla sua poetica meditando la lezione del barocco, in cui, come egli scrisse le figure pare abbandonino il piano e continuino nello spazio. Del movimento spazialista egli fu il fondatore e il più noto rappresentante, presto affermato anche sul piano internazionale.
Come gesti apertamente provocatori vanno intese certe sue tele monocrome che, quali i buchi ed i tagli, scandalizzarono il pubblico anche per la facilità con cui è possibile rifarle. Numerosi furono infatti i falsari, ma pochi con un segno altrettanto sicuro. Fontana, per cautelarsi, scrisse sul retro di ogni tela frasi insensate, semplice appiglio per una perizia calligrafica. È stato pittore, scultore, ceramista, mosaicista, ha trattato il Cemento Dipinto, ha praticato anche l'Architettura. In Piazza Pozzo Garitta, ad Albissola Marina, si trova lo "Spazio Lucio Fontana" ove, negli anni '50 e '60, era ubicato l'atelier dell'artista, che, per la locale "Passeggiata degli Artisti" fece un disegno per un mosaico e fuse una scultura metallica.
Ad Albissola Marina, lavorò anche in Via Ferdinando Isola, nella Fornace "APA Assalini Poggi Albisola". Agli inizi degli anni Sessanta ebbe corrispondenze con degli ammiratori, fra questi col critico d'arte Eraldo Di Vita. Nel 1963-64 espone alla mostra Peintures italiennes d'aujourd'hui, organizzata in medio oriente e in nordafrica.
La moglie Teresita Rasini, nel 1982, ha dato vita alla Fondazione Lucio Fontana, alla quale lasciò oltre seicento opere dell'artista e di cui è stata presidente fino alla sua scomparsa nel 1995. La fondazione collabora all'organizzazione di mostre, ospitate da importanti istituzioni pubbliche o private come: la grande antologica, la mostra Guggenheim, la personale itinerante, in Giappone e l'esposizione al Pompidou di Parigi. Attualmente il presidente della fondazione è Nini Ardemagni Laurini.