FABIO MAURI

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BIOGRAFIA


Fabio Mauri è uno dei maestri dell'avanguardia italiana del secondo dopoguerra. Vive tra Bologna e Milano fino al '57, poi si trasferisce a Roma. Nel 1942 fonda con Pasolini la rivista Il Setaccio. Ha insegnato per 20 anni Estetica della sperimentazione all'Accademia di Belle Arti dell'Aquila. È stato invitato alla Biennale di Venezia nel 1954, 1974, 1978, 1993 e 2003.
Figlio di Umberto (che fu direttore commerciale della Arnoldo Mondadori Editore) e di Maria Luisa Bompiani, sorella di Valentino, fratello di Silvana Mauri, si forma artisticamente a Roma, partecipando negli anni cinquanta alla cosiddetta avanguardia romana.
Profondo conoscitore del mondo dell'editoria, è stato presidente delle Messaggerie e della Garzanti.
Artista eclettico si è interessato di teatro, cinema e letteratura. Nel 1967 ha fondato con Umberto Eco, Edoardo Sanguineti e Angelo Guglielmi, la rivista Quindici.
Negli anni settanta Mauri lavora a installazioni, performance e libri di arte, incentrati sulle vicende sociali e politiche italiane, esordendo anche nel cinema con Intellettuale: Il Vangelo secondo Matteo di/su Pier Paolo Pasolini, installazione/performance realizzata nel 1975 alla Galleria Comunale d'Arte Moderna di Bologna.
In essa lo stesso Pasolini, seduto su una sedia con una camicia bianca, si fece proiettare sul torace il suo stesso film del 1964 Il Vangelo secondo Matteo[1].
Nel racconto epistolare Le piccole provinciali di M. de P., Mauri reinventa con intelligenza ed eleganza le Lettere provinciali di Blaise Pascal. La meditazione del protagonista, dei suoi corrispondenti e dei personaggi di volta in volta interpellati verterà intorno al tema della qualità dell'arte, in una inchiesta piena di schermaglie dialettiche e finezze di lingua e di pensiero. Iniziato negli anni cinquanta e più volte ripreso, il testo è stato pubblicato da Il Canneto editore di Genova nel 2011. La prima personale di Mauri nel '55 alla Galleria Aureliana di Roma è presentata proprio dall'amico Pasolini. Alla fine del '57 realizza i primi “Schermi”, la sua versione del monocromo: la ricerca dell'azzeramento che impegna tutti gli artisti più avanzati in quel momento. Ma il monocromo di Mauri contiene già il discorso sul cinema. Lo schermo è la nuova vera “forma simbolica” del mondo e Mauri coglie questo fatto tempestivamente, immediatamente. La forma mentale dello schermo attraverserà tutta l'opera di Mauri.
Nel 1964 inizia a riflettere sulla specificità della cultura europea e la individua nell'ideologia.
« Ho ripensato la mia biografia e ho pensato che avevo conosciuto una realtà storica forte, la guerra. Avevo rimosso come un grande incidente tutto questo dolore, l'ho riaffrontato »
Nel 1968 con Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti, Umberto Eco, Antonio Porta, Renato Barilli, Enrico Filippini, Alberto Arbasino, Furio Colombo, Giorgio Manganelli, Alfredo Giuliani, Corrado Costa, Giorgio Celli, Angelo Guglielmi, Elio Pagliarani, Mauri è tra i fondatori della rivista "Quindici".
Nascono qui le performance degli anni ‘70 Che cosa è il fascismo, Ebrea, Gran Serata Futurista 1909 – 1939. La finzione è un ulteriore mezzo di complicità con gli spettatori nell'intento di ricreare una rete di sensazioni tra azione e pubblico. Dal quadro all'azione il passo risulta inevitabile. L'idea fuoriesce dai confini della tela, attraverso atti di un passato non ancora smaltito, e per sempre intollerabile.
Che cosa è il fascismo (1971, Edizioni Krachmalnicoff) viene presentata negli Stabilimenti Safa Palatino di Roma, in coincidenza con un momento di grave tensione politica, per approdare poi a Venezia (1974), a New York (1979), a Prato (1993) e a Klagenfurt (1997).
Nel 1976 fonda, con Alberto Boatto, Maurizio Calvesi, Jannis Kounellis e Umberto Silva, la rivista d'arte e critica La Città di Riga. Seguono i libri d'artista Linguaggio è guerra (1975, Marani Editore), e Manipolazione di cultura (1976, La Nuova Foglio).
Al 1994, risale la sua prima retrospettiva alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna (Roma), a cui ne seguirà una seconda nel 1997, alla Kunsthalle di Klagenfurt e una terza, nel 2003 a Le Fresnoy (Lille).
Fabio Mauri intesse la dimensione della performance, allo spazio della storia. Resta indimenticabile l'utilizzo del corpo come schermo ne Il Vangelo di/su Pier Paolo Pasolini, alla Galleria d'arte moderna di Bologna.
Di Mauri si possono enumerare importanti temi, formalizzati come opere: lo Schermo, i Prototipi, le Proiezioni, la Fotografia come Pittura, l'Identità sostanziale delle Strutture Espressive, il rapporto indelebile tra Pensiero e Mondo e tra Pensiero in quanto Mondo. L'opera di Mauri, complessa come un saggio storico, diviene un'autobiografia, unitaria nello svolgimento e molteplice nell'attenzione al mondo contemporaneo: un'analisi convissuta tra destino individuale e storia.