CAROL RAMA
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BIOGRAFIA
Nata a Torino nel 1918, Carol Rama inizia a dipingere ancora adolescente senza alcuna formazione accademica, ma sostenuta nella sua passione da alcuni incontri fondamentali, primo fra tutti Felice Casorati. Molti i rapporti con amici intellettuali da cui assorbe informazioni, conoscenze, stimoli: dal poeta Edoardo Sanguineti al musicologo torinese Massimo Mila, dal pittore Albino Galvano all’architetto Carlo Mollino, da Paolo Fossati a Carlo Monzino, da Luciano Berio a Eugenio Montale, per citarne alcuni. Il gallerista Luciano Anselmino le apre poi la strada, a inizio anni Settanta, ad alcune relazioni internazionali quali Man Ray e Andy Warhol.
Dalla sua adolescenza fa della pittura una pratica ininterrotta, un filtro attraverso cui elaborare immagini e oggetti del suo mondo quotidiano e, contemporaneamente, un mezzo con cui distillare sofferenza e convertirla in arte.
Negli acquerelli degli anni ’30 e ’40 la rudezza e la scabrosità dei soggetti è decantata nell’eleganza strutturale del quadro. Eseguiti a cavallo dei suoi vent’anni, con noncuranza verso benpensanti e mode artistiche (la sua prima mostra fu chiusa prima ancora di aprire i battenti), questi lavori hanno grande maturità tecnica e d’ideazione.
Negli anni che precedono lo scoppio della guerra l’artista si accosta anche alla pittura a olio, con dense paste di colore e soggetti spesso non tradizionali. La sperimentazione continua: agli stessi anni Quaranta risale l’interesse per l’incisione che si concretizzerà nella splendida serie delle Parche. Interesse che rispunta con freschezza inaudita verso la fine degli anni Novanta.
Dopo un’esperienza astrattista negli anni Cinquanta all’interno del gruppo torinese del Movimento d’Arte Concreta – Mac (è con lavori astratto-concreti che partecipa alla Biennale di Venezia nel 1948 e nel 1950), Carol Rama attua negli anni Sessanta una svolta decisiva: l’oggetto è inserito, nella sua fisicità, all’interno della rappresentazione pittorica, diventa colore e forma del quadro pur rimanendo “cosa”. La pittrice inaugura la splendida serie dei “bricolage”, così cari all’amico Edoardo Sanguineti, che su di essi ha scritto pagine memorabili.
Nella successiva fase pittorica, sostenuta e aiutata da colui che sarà il gallerista della pittrice per una trentina d’anni, Giancarlo Salzano, un nuovo materiale entra a far parte della composizione pittorica: negli anni Settanta camere d’aria e guarnizioni in gomma sono utilizzate a mo’ di pittura, applicate su tele monocrome, pur conservando tutta l’incisività dell’essere materia (gomma come pelle e carne, gomma come ricordo dell’attività aziendale del padre). In alcuni quadri, poi, l’evidenza del materiale è maggiore: le camere d’aria non sono appiattite sulla tela ma sono fatte pendere, con naturalezza, da un gancio in metallo.
Nel 1979 espone per la prima volta alla galleria Martano di Torino gli acquerelli realizzati una quarantina d’anni prima, che verranno ripresi nel 1980 nella mostra itinerante curata da Lea Vergine sulle grandi artiste del Novecento intitolata “L’altra metà dell’avanguardia”. Sempre a cura di Lea Vergine, le viene allestita nel 1985 la prima ampia mostra antologica al Sagrato del Duomo di Milano.
A partire dagli anni Ottanta l’artista usa spesso fogli già stampati su cui dipingere, tornando alla figurazione. Si tratta di disegni tecnici di architetti e ingegneri, pubblicati in album o fogli sparsi, usati come supporto, spesso capovolti rispetto al verso dell’opera finita, col risultato di un prezioso contrasto tra la linearità e la precisione del foglio a stampa e il segno sicuro ma mosso, alla Schiele, delle figure di Carol Rama.
Mostre pubbliche, come la sala personale alla 45. Biennale di Venezia nel 1993 a cura di Achille Bonito Oliva e allestita dall’amico Corrado Levi e l’antologica allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1998, poi all’ICA di Boston) a cura di Maria Cristina Mundici, la portano all’attenzione del pubblico internazionale.
Il grande riconoscimento pubblico sul suolo italiano le arriva nel 2003, quando le viene conferito il Leone d’oro alla carriera in occasione della 50. Biennale di Venezia. Nel 2004 anche la sua città natale le dedica un’ampia antologica presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino (poi al Mart di Rovereto e al Baltic Museum di Gateshead) a cura di Guido Curto. Seguono altre importanti mostre, tra le quali nel 2008 la mostra antologica di Carol Rama al Palazzo Ducale di Genova a cura di Marco Vallora. Dal 2009 l’artista, rappresentata dalla gallerista Isabella Bortolozzi di Berlino, conquista ulteriore fama internazionale.
Su segnalazione dell’Accademia Nazionale di San Luca Carol Rama, rappresentata da Corrado Levi, riceve il prestigioso Premio Presidente della Repubblica dal Presidente Giorgio Napolitano nel gennaio 2010.
Nel 2014 inaugura al MACBA di Barcellona un’imponente mostra monografica, a cura di Teresa Grandas, Beatriz Preciado e Anne Dressen, poi allestita al Musée d’art moderne de la ville de Paris (MAM) e, successivamente, a Helsinki, Dublino e, da ottobre 2016, alla GAM di Torino. Grande e pieno diventa il consenso internazionale.
Il suo ultimo lavoro conosciuto è del 2007 e chiude una lunga e intensa carriera durata oltre settant’anni. La sua lunga vita si chiude invece il 24 settembre 2015.