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CLAUDIO CINTOLI



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BIOGRAFIA


1935-1953
Claudio Cintoli nasce a Imola il 15 dicembre 1935 da genitori residenti a Roma ma temporaneamente trasferiti per esigenze del padre, ufficiale di fanteria. Durante la Seconda Guerra Mondiale vivono a Recanati nel palazzo del nonno materno, Biagio Biagetti, noto pittore di arte sacra e direttore dei Musei Vaticani. Cintoli lascerà Recanati per Roma nel 1946, ma manterrà sempre uno stretto rapporto con la città della sua infanzia tanto che la sua prima vera mostra personale verrà organizzata a Recanati presso il Palazzo Comunale. A Roma si iscrive al Liceo Scientifico “A. Righi”. Collabora alla rivista scolastica “Conquista” per la quale realizza vignette e disegni che mostrano già un precoce talento.
1954-1956
Diplomatosi nel 1954, nel 1955 si iscrive alla Facoltà di Architettura dell’Università di Roma, che tuttavia lascia dopo appena un anno per iscriversi all’Accademia di Belle Arti, nella sezione Pittura. Nello stesso anno vince una borsa di studio per Parigi dove, durante il soggiorno, entra in contatto con l’arte informale e astratta.
1958
A Novembre la Galleria La Medusa di via del Babuino inaugura la prima personale di Claudio Cintoli a Roma. Il giovane artista manifesta già una tecnica matura nonostante abbia appena ventitré anni esprimendosi con grande sincerità e spontaneità. Alcuni lo loderanno per l’esuberanza di idee e la critica metterà in evidenza le sue contaminazioni artistiche con i maestri e punti di riferimento nell’arte, in questo caso principalmente Vedova e Burri.
1959-1961
Cintoli compie diversi viaggi in Europa per partecipare a mostre, esposizioni e rassegne: dal ’59 al ’60 è in Germania, dove prende parte a “Moderne Italiener” e “Neue Prospektiven der jungen Italienischen Maler”, dal ’60 al ’61 a Londra per una nuova borsa di studio.
1962
Si svolge presso la Galleria romana Il Segno una mostra curata da Lorenza Trucchi. In catalogo disegni di Cintoli realizzati da studi di grandi maestri da Leonardo da Vinci a Picasso. L’artista in questo periodo abbandona sperimentalismi, tendenze e mode e decide di ritornare alle origini, al disegno, comprendendo che non esiste una vera e propria differenza tra arte astratta e figurativa. Questo “risalire la corrente” è lodato in catalogo dalla curatrice che nota il coraggio manifestato da Cintoli. E’ evidente che a lui non interessa aderire a una corrente o a una tendenza, ma vuole esprimere se stesso in totale libertà.
1964-1965
E’ chiamato dagli architetti Capolei e Cavalli a realizzare il grande murale Giardino per Ursula per il Piper Club di Roma. Si tratta di una tecnica mista per una superficie di 20 x 3,40 metri. Con quest’opera ottiene ex aequo il Premio IN ARC, nel 1967. Nel ’64 partecipa al III Premio Scipione Nazionale di Pittura di Macerata con l’opera E-sorcismo e sempre nello stesso anno al Premio di Pittura F. P. Michetti con l’opera Sbarramento. L’anno seguente partecipa alla IX Quadriennale.
1965-68
Nell'agosto del 1965, “anno zero” della sua esperienza americana, si trasferisce a New York dove raggiunge la sua compagna Gil, conosciuta a Roma e che in seguito sposerà. La moglie è figlia adottiva del regista Len Lye che lo introduce nell'ambiente cinematografico americano: continua così la sua produzione di film di animazione. E’ infatti del 1964 Più, a colori, con sonoro, realizzato per la Corona Films e proiettato nel 1967 al primo festival internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Nel 1965 realizza Mezzosogno e mezzo della durata di dieci minuti che verrà presentato per la Corona Cinematografica al Festival Internazionale di Rio de Janeiro.
Durante il soggiorno americano, dove lavora nel suo studio di Manhattan, redige tre diari unendo ai suoi appunti e a riflessioni filosofiche e scientifiche foto a colori, collages e ritagli. Venendo a contatto con il fervente clima artistico newyorchese il suo lavoro si trasforma: si dedica soprattutto alla fase progettuale delle opere, attraverso un'attenta analisi di studio.
Dal 1967 si occupa della stesura di saggi critici e interventi su riviste. Famosa è la sua Lettera da New York pubblicata nell’agosto ’67 sulla rivista “Vie Nuove” in cui parla della sua esperienza americana: in quegli anni si è reso conto che una visione naturale non è più possibile: l’occhio umano non incontra più la natura ma un environment artificiale, osservato anche attraverso l’artificio, come occhiali da sole, obiettivi fotografici, diapositive… Proprio quei filtri snaturalizzanti hanno tanto attirato lui quanto altri artisti contemporanei, soprattutto in termini di produzione seriale e finalità collettive. In quest’ambito Cintoli è convinto che l’operare artistico debba avere caratteri di serialità e spettacolarità al fine di attrarre il pubblico, ma questo non sembra funzionare: pubblico e mercati non sono pronti ad accettare un’arte mass-prodotta né a rinunciare all’idea dell’unicità dell’opera. Dunque la ricerca di Cintoli ha cambiato direzione: non vuole più ricavare immagini dall’environment esterno, ma reinventare il medesimo, attraverso un lento e meticoloso lavoro di progettazione. Certo la vita dei giovani artisti a New York non è facile: si vive di piccoli ingaggi, lavori part-time, cercando di farsi strada tra gli artisti che hanno già una reputazione, di farsi conoscere. A New York si è circondati da “crimine, violenza, alcoolismo, narcotici, protesta, hipsters, flowers children, capitalismo, snobismo (società non ancora abbastanza decadente per essere dandy) ed un gigantesco panorama di piccolo-borghesi conservatori molto spesso reazionari”. Si vive di cultura underground, che è tuttavia un terreno fertile per nuove idee e sperimentazioni, ma che rischia di diventare, come lo era per Cintoli, una specie di ghetto, di luogo segregato, una prigione. Conclude la lettera con dei consigli per i giovani che, come lui, decidono di partire verso l’altra sponda dell’Atlantico sognando di ritagliarsi un posto nel mondo dell’arte: bisogna armarsi di pazienza, testardaggine, ambizione e soprattutto di un ricco curriculum di mostre realizzate già in Europa. L'anno successivo, tornato a Roma, collabora con la rivista "Cartabianca", edita da Fabio Sargentini e pubblica un saggio su "Marcatré". Alcune delle serie realizzate a New York, Giardini e Uccelli che volano, vengono esposte nella sua mostra personale presso la Galleria romana Due Mondi nel 1968: è una mostra pop, con contaminazioni surrealiste, tutta giocata sull’indagine della visione fotografica, sul riporto a disegno dell’immagine filmica.
1969
È nominato a tempo indeterminato professore di “Figura Disegnata” al Liceo Artistico di Latina, incarico che lo interessò tanto da riempire diari di appunti, disegni e annotazioni sulla pratica didattica.
Risalgono al 1969 anche le prime mostre-azioni che Cintoli definisce “feste collettive”. Il suo lavoro, però, lo precisa lui stesso, non è uno spettacolo, ma una presa di coscienza collettiva, tattile e visiva, di ciò a cui può portare un’azione comune. Il desiderio dell’artista è infatti quello di coinvolgere il pubblico in atti liberatori, non programmati, come sciogliere i nodi in Annodare presso la Galleria L’Attico, far rimbalzare e scoppiare i palloni in Rimbalzare, svoltasi a Spoleto in occasione del Festival dei Due Mondi. Diversa è invece Colare Colore, realizzata nello stesso anno sempre alla Galleria L’Attico a cura di Lorenza Trucchi: l’artista fa colare dal soffitto strisce di colore nero, azzurro, rosso e bianco, mentre sul pavimento si creano delle macchie. Rispetto alle mostre precedenti quest’ultima è incentrata su un’azione più privata, più visionaria dell’artista, una specie di solitaria action painting, che conta meno della partecipazione del pubblico.
A questo anno risalgono anche Chiodo Fisso, Puntelliti, esposti questi ultimi presso la Galleria Artestudio di Pio Monti a Macerata e il nuovo murale Una manciata di stelle realizzato ancora per gli architetti Capolei e Cavalli presso la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù a Roma. A questo grande murale, terminato nel '70, sono di aiuto il fratello Vittorio Cintoli e il pittore Francesco di Cocco.
1970
Dal 31 gennaio al 28 febbraio del '70, a Bologna si tiene la terza biennale internazionale della giovane pittura dal titolo "Gennaio '70 comportamenti, progetti e mediazioni". In catalogo Cintoli è presente nella sezione italiana con Cucchiaio con denti e con uno scritto datato New York 1967 - Roma 1969.
Aiutato dal fratello Vittorio, realizza sette murali intitolati Le Sabbie nelle case popolari in Viale Vasco de Gama a Ostia.
1971
Non essendo stato invitato alla mostra presso la galleria romana Qui arte contemporanea, invia una Lapide.
Dal 15 aprile al 14 maggio è in mostra personale alla galleria milanese Cadario. Qui si manifesta il suo interesse per il gioco di parole tramite una metamorfosi di oggetti. Questa trasformazione si concretizza in forme sempre nuove e in materie diverse.
Tra le opere in mostra: Orchiricci, chiodi lunghissimi che si trasformano in ricci di mare; Cucchiai, in cui rimane solo l'apparenza dell'oggetto eliminandone totalmente la funzione; Tiro a sogno (acciaio cromato), trasformazione della vita in materia; Vortice al vertice (acciaio cromato), un triangolo equilatero con all'interno una doppia spirale; Gattamelata (acciaio cromato e legno), la spettacolarità è data dal connubio tra il freddo chimico del metallo e il calore naturale del legno.
Con Puntellite partecipa ad agosto alla mostra collettiva Multipli a Fano. Nell’ottobre inaugura alla Galleria Acme Art Studio di Brescia Patate d’inverno, una mostra con opere realizzate insieme ai suoi studenti di Latina.
Per l’Artestudio di Macerata realizza Il Micromegalomane, una riproduzione di un suo diario, tirato in 300 esemplari, di cui i primi 150 hanno una grafica firmata e numerata, in formato 27 x 20. Nello stesso anno termina a Roma La Notte degli alberi e realizza in Sardegna La fine del volo.
1972
L’anno si apre con una dichiarazione di poetica pubblicata sulla rivista "Futuribili", in cui risponde alle domande sulla sua arte e sulla funzione del mercato. Su "NAC" di marzo, Cintoli pubblica un intervento su Klaus Rinke "Divagazioni patacritiche per Klaus Rinke". Il 22 febbraio consegue l’abilitazione all’insegnamento in Discipline pittoriche con votazione di 100/100.
Dal 24 settembre al 15 ottobre, su invito di Italo Mussa, partecipa alla VI rassegna d’arte contemporanea ad Acireale. I suoi interventi vengono registrati in Ampex: Coppia, Unità di misura Duchamp e Decomposizione.
In Svezia, al Sodertalje Museum di Romare, partecipa alla rassegna "Grafica italiana contemporanea". Nel dicembre si dà notizia dell’intervento di Cintoli a Palazzo Taverna, a Roma, nell’ambito della rassegna "Mappa 72", curata da Achille Bonito Oliva: Claudio Cintoli e Crisalide. Scrive a proposito lo stesso Cintoli in "Il Globo": «sarò chiuso in un sacco sospeso ad un muro, muovendomi dentro in modo che il sacco assuma posizioni sempre diverse; poi lo forerò pian piano per uscirne, come in una rinascita».
Partecipa alla X Quadriennale di Roma “La ricerca estetica dal 1960 al 1970”; a "S.P.A." presso la galleria Gap a Roma; il gruppo di coordinamento (Benveduti, Catalano, Falasca) lo invita a una mostra omaggio a Marcel Proust. Cintoli invia il seguente telegramma:
«Caro Marcel, c’è stupore e stupro nel tuo nome. Claudio»
e in seguito scriverà: «... Forse per me i giochi di parole sono come le ciliegie uno tira l’altro. Così ho continuato a giocare intorno al nome Marcel: L ’arc en ciel, i sette colori della ‘recherche’ con i sette titoli dei romanzi, mi hanno spinto a trovare MARCANCIEL».
In tutte queste manifestazioni è presente anche con il filmato dell’azione Crisalide, del dicembre ’72, un film a 16 mm., con colore e sonoro, della durata di 20 minuti.
Alla galleria romana Il Segno Alberto Boatto presenta la personale di Cintoli, "Crisalide di Claudio Cintoli (Crisalide 73)". Crisalide sarà presente anche nel catalogo per la mostra che si tiene da novembre a dicembre del '73 a Philadelphia.
Nel maggio del ’73 partecipa a "Ricognizione 73", a Santa Maria Capua Vetere, a cura di Italo Mussa. In catalogo è presente con la riproduzione di un disegno a matita Autoritratto. Collabora alla Triennale di Milano tra il 20 settembre e il 20 novembre. È citato in "Ultime tendenze nell’arte d’oggi" di Gillo Dorfles e partecipa alla collettiva curata da Di Genova "L ’arte fantastica" alla Galleria Grito di Roma.
1974-1976
Alla Galleria Seconda Scala, a Roma e poi a Caserta e Salerno, espone nella collettiva "Grafica iperrealista". A recensione della mostra Lorenza Trucchi dirà che Cintoli ama applicare la tecnica iperrealista a soggetti stravaganti, trasportandoli in una dimensione quasi onirica, come nel caso della Grossa Pera, definita dalla critica "magrittiana". Per quanto riguarda i libri d'artista, Cintoli partecipa alla mostra "Contemporanea" presso Villa Borghese, alla collettiva di serigrafie d'artista "Roma 2726 anni dopo", alla mostra "Return to sender" , presso la Galleria Schema di Firenze, a Napoli alla rassegna dedicata alla Poesia Visiva presso lo studio d’arte Boenzi e Jacobelli. Partecipa ancora alle rassegne del gruppo S.P.A. a Milano e a Roma, alla galleria Gap per la mostra "APAX", poi a Ferrara alla mostra "Omaggio all’Ariosto" infine alla rassegna del Premio Suzzara sul tema Arte e Lavoro a cui partecipa nella sezione comportamento con i lavori riguardanti M. Stuprò.
Durante l’estate del ’74, con Rosanna Barbiellini Amidei, Cintoli invia da Marciana lettere firmate Marcanciel Stuprò, il suo alter ego. Si dedica al tema del doppio organizzando mostre e interventi sociali e portando avanti un'ironica corrispondenza sul tema dell’aforisma di Jarry "I giochi di parole non sono un gioco" e così l’intera operazione passa sotto la denominazione di "Jarrigliare". Marcanciel Stuprò verrà considerato in questi anni il "doppio confesso di Claudio Cintoli" attraverso cui l'artista può dedicarsi al gioco e all'eclettismo e vantare illustri antenati, primo tra tutti il Dadaismo.
A Brescia presso la galleria ACME espone Proust, una serie di fotolito che hanno a che fare con M.Stuprò.
Avviene alla fine del 1974 un ritorno al disegno, consacrato con la mostra "10 ritratti 1972/1974", con in catalogo una presentazione firmata Marcanciel Stuprò. I disegni esposti sono tutti realizzati a grafite e in molti viene utilizzato l'inganno ottico tipico della tecnica iperrealista.
Dopo Patate d'inverno, Cintoli si dedica a una nuova esperienza di educazione artistica: a Latina cura con allievi e altri professori una performance di protesta sulla crisi dei trasporti, costruendo un finto autobus di cartone.
Nel '75 partecipa alla collettiva a Roma, presso lo Studio Cannaviello "Disegno/Trasparenze", a cura di Achille Bonito Oliva e alla collettiva "Omaggio a Luigia Pallavicini caduta da cavallo" presso il Cenobio Visualità. Continua l'esperienza di Marcanciel Stuprò, con "Jarrygliare" alla Galleria Studio 4R, a Roma e con "Epistolario c/o Marcanciel Stuprò" alla Galleria Visualità di Milano. Espone nel novembre del 1975 Aceldama/Campo di Sangue alla Galleria Schema di Firenze. Partecipa alla rassegna a Fano "ArteFano 75" con un acrilico e il disegno Spicchio di limone.
Nel '76 Cintoli realizza la mostra Uovo Nuovo alla Galleria Multiphla di Milano e fa pubblicare il seguente comunicato: «Marcanciel Stuprò, autore di Uovo Nuovo, esposto alla galleria Multiphla di Milano il 12-1-76, ha iniziato un procedimento legale contro Claudio Cintoli che espone attualmente 'Un uovo è un uovo' alla galleria Lorenzelli in via S.Andrea». Il doppio della mostra è infatti alla Lorenzelli, con una autopresentazione in catalogo firmata Claudio Cintoli. Per questa mostra realizza il fotolito Marcanciel Stuprò ha fatto l'uovo e una serigrafia del disegno dell’uovo.
1977
Nel 1977 partecipa alle seguenti rassegne:
"Tra pittura e fotografia" ad Acireale, "Arte in Italia 1960-1970" al Museo d'arte moderna a Torino, "Premio Michetti" a Francavilla al Mare, "Firenze libro 77" a Firenze, "Grafica internazionale" al Grifone di Messina, "Rassegna di grafica internazionale" a Lecce e alla De Foscherari di Bologna con la mostra collettiva "Disegni italiani 1960-1965". Realizza poi il catalogo e l’autopresentazione per la personale "Pornoironiche" alla Galleria International Arts di Roma inaugurata a maggio. Cintoli è nuovamente a Bologna alla De Foscherari per l'importante mostra "Nido e altri voli". In catalogo è fondamentale l'intervento di Pietro Bonfiglioli il quale analizza l'intero operato di Cintoli elencando i suoi diversi metodi di lavoro: commenti, aforismi, anagrammi, giochi di parole, citazioni da Jarry, da Nietzsche, dai poeti surrealisti, dalla Bibbia, formule algebriche, appunti, versi improvvisati, stampigliature, coordinate cartesiane, collages con pezzi di carta stracciata poi incollati per tentare di dare un effetto di animazione pittorica agli spazi della scrittura. Si sofferma poi sull'importanza dei suoi scritti, in particolar modo sui suoi diari redatti con una scrittura limpida e allo stesso tempo stravagante, da collocarsi a metà tra la dimensione pubblica e quella privata. La sua scrittura nasce dalla paura dell'assenza, del vuoto, dall'angoscia di una fine, che così tenta di riempire. Per superare la paura del vuoto Cintoli elabora il tema del volo, inteso come rinascita e riconquista della propria unità. Bonfiglioli parla di Cintoli come di un artista non etichettabile, non classificabile all'interno delle categorie artistiche di quel momento e pertanto lo definisce in termini di eclettismo. Conoscendo molto bene dadaismo e gruppo Fluxus, Cintoli è convinto che l'avanguardia sia morta e che dunque tutte le altre tendenze si equivalgano: è newdada, nouveau réaliste, Fluxus, pop, poverista, iper-realista, concettualista, comportamentista; può perfino sperimentare le tecniche tradizionali della pittura illustrativa rinascimentale. Per questo motivo non tralascia nessuna curiosità e compie viaggi importanti a Parigi, in Germania, a Londra e ovviamente a New York. Cintoli era attratto da tele di grandissime dimensioni, da muri e grandi ambienti utilizzati per le azioni, ma al contempo rimaneva affascinato dagli spazi minimi: la piccola pubblicità, le buste, i francobolli, gli objets trouvés, i timbri, i pezzi di carta e il videotape. Secondo Bonfliglioli la sua opera è come un immenso collage in cui utilizzare le più disparate tecniche artistiche e in cui mostrare esperienze eterogenee, il tutto reso in un perfetto equilibrio.
La soggettività intesa da Cintoli non ha peso, è ribelle e libera: è in grado di vincere quel terrore del vuoto, spiccando il volo. Il volo implica un atto di rinascita, significa avere il coraggio di venire al mondo e poi quindi di morire. I temi della nascita nel lavoro di Cintoli sono strettamente legati ai temi della morte spesso incarnati nella maschera del suo alter ego Marcanciel Stuprò.
1978
Il 28 marzo 1978 Claudio Cintoli muore a Roma, per un' emorragia cerebrale. Alla Biennale di Venezia viene realizzata una retrospettiva delle sue opere, e nella presentazione del catalogo, Enrico Crispolti parla di Cintoli come di un artista in continua evoluzione stilistica, sempre alla ricerca di nuovi media e nuovi interessi.
In seguito all'annuncio della sua morte, in molti scriveranno articoli di giornale a lui dedicati per condividerne il ricordo e onorarne la memoria e tra i necrologi emblematico sarà quello dell’amico Concetto Pozzati: «Il 28 Marzo è scomparso Claudio Cintoli un raro artista e amico che non ha mai prevaricato, brigato. Non ha cercato attenzioni facili, inutili e clamorose. Ho perso un fratello e un vero pittore. C.P.»