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GIANNI PIACENTINO



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BIOGRAFIA



Artista formatosi nel vitalissimo ambiente della Torino della metà degli anni Sessanta in cui germinava il movimento dell’Arte Povera, Piacentino ha partecipato alle prime mostre di quella tendenza, esponendo nel 1966 nella galleria torinese di Enzo Sperone e partecipando nel 1968 alla mostra «Prospect '68» alla Kunsthalle di Düsseldorf. In questi anni realizza grandi sculture in legno rivestito di poliestere e dipinto con colori metallizzati o laccati, che riprendono oggetti della quotidianità, come tavoli, scale ed infissi.
Continua a lavorare sui materiali industriali, dai metalli alle vernici, in vista di una costante verifica delle loro potenzialità espressive e formali. Sperimentandole, innanzitutto, su stesso: dal 1971 al 1977 infatti corre su motociclette da competizione che egli stesso decora; intanto, le prime strutture minimaliste, create fin dalla fine degli anni Sessanta, si traducono in forme sempre più tese a celebrare il dinamismo delle macchine, il mito della velocità, dei motori e del movimento, ricordando automobili, biciclette, motocicli, velivoli. Nelle sue sculture assembla infatti pezzi di aeroplani e automobili che poi chiama “Trophy”, “Vehicle”, “Race”. Se i riferimenti storici sono all’idolo moderno della macchina futurista – come è stato sottolineato in occasione della sua presenza alla mostra in Galleria “Automobile-Autonobile” – l’intento di Piacentino si cala nell’epoca contemporanea.